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In tutta questa vicenda delle incontrollabili pulsioni sessuali di Berlusconi c’è un aspetto che vorrei richiamare alla vostra attenzione. Se ci fate caso, negli ultimi giorni il ritornello dei berluscones – in primis del nostro mitico direttore del tg1 (di cui mi occupai in tempi non sospetti, qui, qui e qui)- è quello di dire più o meno così: “queste vicende sono ‘gossip’, fatti privati di Berlusconi. Se io non ne parlo nel mio tg, sui miei giornali, nelle mie trasmissioni non è per autocensura ma è perchè non mi faccio dettare la scaletta delle notizie da Repubblica”. Minzolini lo ha detto chiaramente nel suo video editoriale di ieri sera: “sarebbe stato davvero incomprensibile privilegiare polemiche sul gossip nazionale solo per scimmiottare qualche quotidiano o rotocalco“. Le stesse cose le hanno dette esponenti PDL come Lupi, giornalisti de Il Giornale, e altri personaggi del giro.
 
Fateci caso, questo concetto lo stanno ripetendo in tanti, dalle parti di Palazzo Grazioli.
 
E’ molto interessante che questo avvenga, perché dimostra qual è la forza e, al contempo, il tallone di achille del sistema propagandistico berlusconiano. Tale sistema si basa sulla quasi illimitata possibilità di controllare l’agenda del dibattito pubblico. Chi studia i mass media parla di effetto di “agenda setting”: non ti dico che opinione avere su un argomento, ma ti dico su quali argomenti devi farti un’opinione. Governare l’agenda del dibattito politico è un vantaggio enorme, perché sei sempre “sul pezzo”, hai sempre risposte adeguate (risposte verbali, ma anche risposte politiche, atti, decisioni, provvedimenti), e soprattutto induci l’opinione pubblica a non approfondire questioni che potrebbero metterti in difficoltà. In altri termini: giochi perennemente in casa.
 
In queste settimane è avvenuto qualcosa che non capitava da anni: Berlusconi ha dovuto subire un’agenda che non riesce a controllare e che lo danneggia due volte. Da un lato infatti, checché ne possa pensare il becero maschio italico, le sue patetiche prodezze di uomo mostruosamente solo (che effetto gli avrà fatto scoprire – ammettendo che non lo sapesse già – che tutte quelle belle ragazze che venivano alle sue feste erano pagate per stare lì con lui?) lo indeboliscono e, alla lunga, potrebbero essere devastanti. Dall’altro, il fatto che si parli di Noemi e di Patrizia vuol dire che non si parla di altre cose (o se ne parla molto poco). Non si parla, cioè, di cose su cui Berlusconi era abituato a costruire il suo consenso e quindi gli viene a mancare una fonte della sua legittimazione e del suo carisma. L’ormai mitica “ricostruzione dell’Abruzzo” (uno dei più sconci raggiri mediatici della storia) è scomparsa dalle prime pagine; la visita da Obama ci è rimasta mezza giornata; gli stessi esiti elettorali sono già diventate notizie da quinta pagina, solo per fare degli esempi. Berlusconi è inchiodato sul “caso veline” e non riesce ad uscirne.
 
E’ quindi comprensibile lo stupore, il fastidio e la rabbia di chi, tra i berluscones, si ostina a voler ignorare vicende di cui tutto il mondo parla. Perché non è così che erano abituati a lavorare: sono loro, e non Repubblica o chi per lei, a dettare gli argomenti di cui bisogna parlare. Ed è in questi casi che emerge la pochezza di molti spin doctors, avvocati (“utilizzatore finale”… roba da licenziarlo in tronco…) e portavoce che, appena il gioco diventa un pochino più “alla pari”, sbroccano, abituati come sono a giocare in casa in 22 contro 11.
 
Alla lunga è comunque possibile che i berluscones prevalgano e riusciranno a imporre di nuovo i temi più confortevoli per il capo. Potrebbero accadere cose talmente grosse da spazzare via addirittura tanga, tartarughine e notti a pagamento.

Infine. Che io ricordi, l’ultima volta che i berluscones avevano dovuto subire un’agenda dettata da altri era l’estate del 2001. Si stava preparando il G8 di Genova e, soprattutto, il contro vertice. Le sigle riunite intorno al Genoa Social Forum erano riusciti a “bucare” video e giornali, a imporre i loro temi. I giornali parlavano di povertà globale, sviluppo economico equo e sostenibile, revisione delle politiche agricole protezioniste, etc.. La gente iniziava a discutere di questo.
 
Otto anni dopo, la situazione è quella che abbiamo sotto gli occhi. L’imbarazzante evoluzione dell’era berlusconiana ci ha ridotti a questo. Da Susan George a Noemi Letizia.

Io non ho molte parole per commentare la sentenza sulla Diaz, ma sento il bisogno di farlo comunque.
Tutte le volte che i cattivi vincono ci sono ferite, da qualche parte, che si riaprono. Nemmeno in una vicenda simile è stato possibile individuare ufficialmente chi sono i buoni e chi sono i cattivi. Nemmeno in questa vicenda, dove davvero non esistono sfumature.
 
Oggi c’è chi parla di “onore restituito alle forze dell’ordine”. Strana idea di onore quella che viene fuori da questa sentenza: poliziotti che, all’insaputa dei loro superiori, massacrano ragazzi inermi. Se questo è onore, spero di non vedere mai il disonore.

Il Sindaco di Roma Veltroni ha sospeso dall’incarico Giovanni Catanzaro, capo dei vigili urbani della capitale, perchè sorpreso a parcheggiare in zona di rimozione forzata utilizzando un pass per disabili non suo.

Il 22 novembre 2007, invece, Giovanni Luperi è stato promosso capo del Dipartimento analisi dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), ovvero l’ex Sisde. Chi è Luperi? Luperi, ex vicedirettore dell’Ucigos, è stato rinviato a giudizio non per una multa, ma per falso in atto pubblico, calunnia aggravata e abuso d’ufficio in relazione alla sanguinosa irruzione nelle scuola Diaz a Genova nel luglio 2001. Nello specifico, la vicenda in cui è implicato è quella delle famose molotov messe ad arte dalla polizia dentro la scuola in modo da poterle “ritrovare” e giustificare la “macelleria cilena“.

Non è che Enrico Micheli, sottosegretario con delega ai servizi, vuol prendere esempio da Veltroni?

E’ di oggi la notizia che il partito di Di Pietro e quello di Mastella hanno votato insieme alla Cdl per bocciare la proposta di istituire una commissione di inchiesta sui fatti del G8 di Genova (contenuta nel programma su cui hanno ottenuto il voto dei loro elettori). Per inciso, è curioso come i due ministri più litigiosi di questo governo siano poi molto spesso d’accordo nel votare contro la maggioranza di cui fanno parte. Ma lasciamo stare.

La domanda è: ma serve davvero una commissione sul G8? La mia risposta è affermativa. E le ragioni fondamentali sono due.

La prima. Quello che è successo durante le giornate genovesi del 2001 è qualcosa che ha pochi precedenti nella storia repubblicana. Trecentomila persone provenienti da tutto il mondo (giovani, anziani, associazioni, militanti di partito, ambientalisti, preti e suore, associazionismo cattolico, etc.) si ritrovarono nello stesso corteo non per rivendicare diritti per se stessi, ma per pretendere che i potenti della terra prestassero attenzione e cercassero soluzioni al problemi della disuguaglianza globale e del disastro ecologico. La quasi totalità di quella gente, pacifica e inerme difronte a ogni violenza, fu sopraffatta da un’ondata di brutalità, anch’esse con pochi precedenti. Di quegli scontri ne ha parlato e ne parla tutt’ora la stampa di tutto il mondo e, ormai, anche i libri di storia. Il convergere di tanti aspetti inediti meriterebbe già da solo un’attenzione da parte della politica.

La seconda ragione. In molti sostengono che la commissione d’inchiesta sia inutile perchè ci sono già i processi che fanno il loro corso. A parte il fatto che su alcuni di questi processi pende il rischio prescrizione. Ma il punto centrale è che qui non si sta chiedendo un processo bis. Gli scopi di una commissione parlamentare sono quelli di individuare responsabilità politiche, non penali; di approfondire e capire le motivazioni politiche, non i reati; di ricercare e svelare eventuali regie occulte, anche nel caso in cui questa regia non configuri un reato. Lo scopo, insomma, è quello di analizzare e investigare il livello politico e sociale. Ai tribunali spetta il piano penale.

Per queste due ragioni penso che la commissione vada fatta, anche se con sei/sette anni di ritardo. Lo si deve ai tanti che in quei giorni hanno subito e sofferto; a quelli che hanno sperato che quelle giornate potessero rappresentare l’inizio di un nuovo modo di approcciare tematiche come quelle della povertà, della disuguaglianza, di un modello di sviluppo più rispettoso delle persone e della loro dignità.

Pensate anche a questo: di tutti questi temi, ormai, non parla più nessuno e quelle fievoli speranze che si erano aperte alla vigilia di quel G8 sono state spazzate via. La commissione potrebbe servire anche a questo: chiarire una volta per tutte come si sono svolti i fatti e, finalmente, permettere a tutti di tornare ad occuparsi delle soluzioni per un mondo meno ingiusto.

Il pm del processo per le violenze di strada al G8 di Genova: “Al G8: non ci fu caccia all’uomo”.

Eppure non saprei come altro definire quello che si vede in queste immagini, che documentano la fase immediatamente precedente ai fatti di piazza Alimonda. Forse era un safari?

Genova 2001 L’uso dei blindati contro i manifestanti

P.S. Se volete farvi un’ulteriore idea, vi invito a leggere il racconto “Fuori dal sogno”.

IO, INVECE, ho visto, ho sentito e mi ricordo.

G8: Commissario Poggi, Mai visto violenze a Bolzaneto

“AGI – Genova, 1 ott. – E’ stato un susseguirsi di “non ricordo, non ho visto, non ho sentito” l’interrogatorio, questa mattina a palazzo di Giustizia di Genova, di Anna Poggi imputata, insieme ad altri 44 tra agenti e dirigenti di polizia di stato e polizia penitenziaria, carabinieri e medici, nell’ambito del processo sui presunti soprusi e pestaggi da parte delle forze dell’ordine e di personale sanitario, avvenuti nella caserma della Polizia di Bolzaneto nei giorni del G8 del luglio del 2001. (…)” Leggi tutto l’articolo

(Dal sito www.agi.it)

(a proposito di giustizia)

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