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Domenica ci sono state le primarie a Milano per scegliere il candidato del centro sinistra che sfiderà Letizia Moratti nelle elezioni del marzo 2011 per la carica di primo cittadino del capoluogo lombardo. Ha perso il candidato del PD, Stefano Boeri, e ha vinto Giuliano Pisapia, sostenuto, tra gli altri, da Rifondazione e Sel. In seguito a questi risultati, i dirigenti locali del Pd e – oggi – anche Filippo Penati hanno rassegnato le loro dimissioni.

Per una volta, vorrei prendere le difese del PD. Certo, hanno sostenuto il candidato sbagliato, ma questo lo si sapeva anche prima dei risultati delle primarie. E anche se Boeri avesse vinto, sarebbe rimasto il candidato sbagliato. Voglio dire: Boeri sarà pure stato un candidato “presentabile”, ma quando hai a disposizione uno come Pisapia non dovresti avere dubbi…

D’altra parte era sotto gli occhi di tutti come una buona fetta del partito (anche dei suoi rappresentanti nelle istituzioni) sostenesse altri candidati, in primis Pisapia, quindi un po’ mi sorprendo della sorpresa.

Quello che invece secondo me va riconosciuto al PD sono due cose importanti:
1) Avere avviato la pratica delle primarie. Ora può sembrare banale, ma in Puglia prima, a Milano ora, questo strumento ha reso possibile candidature “rivoluzionarie” per gli standard del centrosinistra, sottraendo la scelta del candidato alle segreterie;
2) Immagino che lo sforzo organizzativo delle primarie del 14 novembre sia stato sostenuto principalmente delle strutture del PD milanese. Sono state votazioni ben gestite, con seggi ben distribuiti sul territorio, senza contestazioni rilevanti. Insomma, credo vada riconosciuta la capacità organizzativa, di mobilitazione e di comunicazione.

Per questa ragione non capisco le “dimissioni” dei vertici milanesi del PD. Il loro candidato ha perso? Fa parte del gioco: sennò che primarie sarebbero? C’è stato un calo dei votanti rispetto al 2006? Vero, ma addossare ai vertici milanesi del PD la responsabilità per la disaffezione dalla politica mi sembra un po’ ingeneroso. In compenso, hanno dato vita a primarie con candidati di ottimo livello, creando le condizioni per alleanze larghe, che includono anche la sinistra “radicale” (fino a pochi mesi fa, con le regionali, messa alla porta senza neanche discutere), hanno messo in circolo idee nuove per la città, rivitalizzando il dibattito cittadino a sinistra. So che tutto questo è frutto anche di scelte che il PD ha dovuto subire (l’autocandidatura di Pisapia, la scelta obbligata delle primarie, etc.), ma credo vada riconosciuto il fatto che, in ogni caso, il PD è stato protagonista di questa pagina politica milanese.

In realtà, la vera prova arriva ora: il PD deve dimostrare di credere davvero e fino in fondo allo strumento delle primarie, accettare i risultati e sostenere il vincitore con tutte le sue forze. L’errore imperdonabile, per il Partito Democratico, sarebbe infatti quello di non mettere tutto se stesso al servizio della corsa di Pisapia. Allora sì che bisognerebbe pretendere delle dimissioni.

P.S. Nota di colore, a proposito di nuovi volti e vecchie abitudini. Giuseppe Civati, “rottamatore” e sostenitore di Boeri, oggi ha dichiarato: “Io l’avevo capito subito che Boeri poteva essere considerato troppo vicino alla stagione di governo di Letizia Moratti”… però lo ha sostenuto! Boh, alla faccia della chiarezza e della coerenza…

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